IN BIBLIOTECA · Le nostre recensioni · Libri

Garibaldi era un figo

HO SCELTO QUESTO LIBRO PERCHÉ: avevo già letto altri due libri della stessa collana.
QUESTO LIBRO IN TRE PAROLE: istruttivo, visionario, determinato
TRAMA: Questo libro parla della vita di Giuseppe Garibaldi, un uomo visionario che immaginò l’Italia unita e provò fino alla fine dei suoi giorni a avverare questo suo progetto. Per fortuna il nostro eroe era molto determinato e non si arrese mai anche nei momenti più difficili in cui sembrava combattere da solo.
COMMENTO: io ho letto già due libri di questa collana – Galileo era un figo e Giulio Cesare era un figo – e penso che tra i tre il mio preferito è Galileo era un figo ma anche questo mi è piaciuto. Secondo me questo libro ti insegna molto sulla vita di Garibaldi ed ecco perché tra le tre parole che lo descrivono ho messo “istruttivo”
VOTO: 8

Tessa Scevola, 1F

Film e serie TV · IN BIBLIOTECA · Le nostre recensioni

Dante era un figo

Prof. Annalisa Strada, Dante era un figo, Piemme, 2020

HO SCELTO QUESTO LIBRO PERCHÉ
: avevo già letto altri libri di questa scrittrice e mi ero incuriosito sull’argomento.
QUESTO LIBRO IN TRE PAROLE: impressionante, complicato, irreale.
TRAMA: Dante Alighieri è un figo perché ha scritto la Divina Commedia, un viaggio nell’aldilà. Prima va a visitare l’Inferno, poi il Purgatorio infine il Paradiso. Viaggia con Virgilio, il poeta che ha scritto l’Eneide, che lo accompagna nei primi due mondi.
Beatrice lo accompagna in Paradiso. Beatrice era la donna che Dante amava ma che non ha potuto sposare (perché i matrimoni a quei tempi li organizzavano i genitori), è morta giovane ma ha ispirato Dante in tutta la sua carriera di scrittore. Lui l’ha sempre amata così l’ha messa in Paradiso.
Nel suo viaggio nell’aldilà, Dante incontra tanti personaggi della storia del passato e del suo presente, il 1300. Li mette all’inferno, in purgatorio o in paradiso, in base a quanto sono stati cattivi o buoni. Dall’inferno non si torna più. Le anime condannate subiscono per tutta l’eternità tante pene e dolori. I diavoli e i mostri li fanno soffrire. In purgatorio le anime restano per un po’ di tempo finché non si sono purificate dai peccati poi vanno in Paradiso. Nel Paradiso tutti vivono felici, cantano le lodi a Dio e sono pieni di luce. Dante ha scritto la Divina Commedia in versi utilizzando il volgare, cioè la lingua di Firenze. Dante ha scritto anche altri libri.
COMMENTO: Il libro è stato difficile ma se si legge attentamente si capisce. Fa impressione quando all’inferno le anime devono subire le pene. Ha avuto una bella fantasia Dante a raccontare una storia così. Lui fa capire che quando muore andrà in paradiso con Beatrice
VOTO: 8+

Filippo Fraschetta, 1F

Attività in classe · Portatori di memoria

Il Giorno della memoria in 1B

Cos’è il Giorno della memoria?
Il Giorno della memoria è una ricorrenza internazionale: il 27 gennaio di ogni anno vengono commemorate le vittime dell’Olocausto.

Perché viene celebrata il 27 gennaio?
perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. La scoperta del campo e le testimonianze dei sopravvissuti rivelarono per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazista.

La classe 1B ha approfondito il tema dell’olocausto e ha realizzato questo video dedicato al giorno della memoria:

Attività in classe · Parole

GPS: Giornalino Piccoli Scienziati

Può una piccola redazione di seconda media rispondere alle domande più curiose della scienza? Noi della 2G ci abbiamo provato dando vita al GPS, il “Giornalino Piccoli Scienziati” nato durante le ore di compresenza tra italiano e matematica.

Qual è il segreto di un treno a levitazione magnetica?
Quali sono i più recenti progressi della medicina robotica?
L’uso del cellulare influisce sul cervello?
Cos’è la carne sintetica?
E i ragni sognano?

Tante curiosità scientifiche hanno trovato posto nel nostro giornalino di divulgazione scientifica, se siete curiosi di leggerlo scaricatelo da qui sotto:

La 2G

Attività in classe · I nostri racconti · Primaria Morosini

I racconti della 5A

Omicidio a Marrakech

Un cupo giovedì di Settembre nel lontano 1972, a Marrakech, fu ritrovato il cadavere di una signora di 52 anni, in un vicolo, nella parte vecchia della città.
Il commissario Abdul venne avvisato dell’accaduto mentre era in stazione centrale a prendere un caffè. Si recò subito sul posto con la sua squadra. Osservando la vittima e guardando i documenti che aveva nella borsa scoprì che si chiamava Leila El Loussi. Era sdraiata a terra, in una pozza di sangue e accanto a lei vi era una delle sue scarpe, priva del tacco.
Il commissario convocò in caserma le uniche persone che potevano aver commesso il crimine: sua figlia Melek, suo marito, e il suo vicino, perché erano le uniche persone con cui era stata vista l’ultima volta. Durante gli interrogatori Abdul rivolse a tutti la stessa domanda: “Nel presunto momento dell’omicidio, dalle 14:00 alle 15:00, dove eravate?”. Il marito rispose : “Ero allo stadio a vedere la partita di Coppa d’Africa”. Il vicino disse che stava innaffiando le piante del suo meraviglioso giardino e aveva impiegato l’intero pomeriggio, la figlia invece rispose che era andata al supermercato per acquistare del cibo necessario per la cena.
Abdul la interruppe subito e le disse: “Stai mentendo! Il supermercato a quell’ora era chiuso. Non potevi essere lì. Invece, eri impegnata ad uccidere tua madre. Perché lo hai fatto? Abbiamo ritrovato il tacco con su le tue impronte digitali. Sei colpevole!”. La figlia, ormai incastrata dal commissario, decise di confessare e disse: “Sì sono
stata io. Mia madre aveva tanti soldi e non mi dava nulla. Le avevo chiesto di aiutarmi a comprare una casa, per essere indipendente, ma lei era troppo avida e possessiva. Mi voleva al suo servizio, notte e giorno, non mi lasciava vivere serenamente. Così in un momento di rabbia, l’ho uccisa. Con la scusa di una passeggiata, l’ho portata nel vicolo, l’ho spinta e, vista la sua fragilità, è caduta a terra, perdendo una scarpa. Allora l’ho presa e con il tacco l’ho colpita, con violenza, in testa, uccidendola. Speravo di poter vivere felice con la sua eredità”.
A quel punto il commissario disse: “Mi dispiace! Un altro caso è stato risolto”.

Leonardo, Lorenzo, Sophia, Emili

La morte della Star Luisella

Era una tranquilla sera, a New York, quando ad un certo punto uno spazzino, che stava svolgendo il suo turno di pulizia della strada, trovò il corpo della star del cinema “Luisella”, in una pozza di sangue.
Lo spazzino chiamò immediatamente il commissario Leonardo, che rispose subito: “Polizia desidera?”. Lo spazzino, con voce tremolante, disse: “Buonasera, mentre stavo svolgendo il mio turno di lavoro, ho trovato un cadavere! Sono sulla venticinquesima strada. Muovetevi!”. “Arriviamo subito”- disse il commissario.
L’investigatore Leonardo arrivò e notò che per terra, accanto alla vittima, c’erano dei fili d’erba e perquisendo la vittima si accorse che, nel portafogli, non aveva soldi ma solamente dei documenti che permisero di identificare chi fosse la persona uccisa. L’ispettore tornò in centrale e attraverso una ricerca sul database, riuscì a scoprire che la sera dell’omicidio, la vittima era andata al casinò con altre tre persone: la
sorella di Luisella, il suo fidanzato e il marito della sorella. Così concentrò le sue ricerche su queste persone, ormai presunti sospettati.
Il primo interrogato fu Pippo, il fidanzato di Luisella, che era un uomo d’affari, alto
un metro e settantacinque e con due baffi a cilindro. Alla domanda dell’ispettore su cosa avesse da dire su quella serata lui rispose: “Luisella è entrata con me e sua sorella al casinò, ma dopo un paio d’ore è uscita, mentre io e mia cognata siamo rimasti dentro e abbiamo continuato a giocare per tentare la fortuna. Non so
dove sia andata poiché non l’abbiamo più rivista”. Dopo interrogò Giacomo, il marito della sorella di Luisella: era un contadino basso e tarchiato. Anche lui espose il suo alibi che lo rendeva innocente. Ma l’investigatore notò subito che sulla sua maglia c’erano gli stessi fili d’erba trovati sul corpo della vittima. Così immediatamente gli chiese perché avesse quei fili d’erba sulla maglia e lui rispose in maniera seccata: “Beh……. faccio il contadino e non è una novità aver addosso dell’erba!”. “Ed è un caso che gli stessi fili siano sulla vittima?” disse, con fare sospettoso, l’investigatore. Giacomo non resistette, capì subito di essere stato scoperto e disse: “Eh….. va bene! Quella riccona mi ha sempre deriso e poi usato per i suoi comodi. Così ho aspettato che uscisse dal casinò è l’ho colta di sorpresa, come un ladro, rubandole i soldi. Non volevo ucciderla, ma in quel momento non sono riuscito a controllarmi, così preso da un grande impeto rabbioso, l’ho uccisa” .
Giacomo venne arrestato e i soldi vennero ritrovati.
Un altro caso era stato risolto.


Riccardo, Salima, Tommaso, Alessandro M.

La festa di Pierina

L’ispettore Cartucci era nel suo studio quando, all’improvviso, gli arrivò una chiamata sul cellulare da un numero che non riconobbe subito. Era la sua amica Pierina, che lo invitava per festeggiare insieme il suo compleanno. Cartucci chiese se avesse potuto portare tre suoi amici, Elisa, Federico e Alberto. Pierina senza esitare rispose che sarebbe stato un piacere per lei.
La festa incominciò e tutti si divertivano. Ad un tratto, Pierina disse ad uno dei suoi amici: “Siccome abbiamo accumulato tanta spazzatura, vado a buttarla giù nello scantinato”. Dopo un po’ di tempo, tutti erano molto preoccupati perché Pierina non era più ritornata in casa. Solo un invitato non aveva manifestato alcuna preoccupazione, Alberto. Per un po’ di tempo non era stato presente in casa poiché era andato a sgranchirsi le gambe fuori e al ritorno, non aveva intuito nulla di quello che fosse successo.
L’ispettore, preoccupato, andò a vedere la stanza riservata ai cassonetti e trovò Pierina a terra, morta. Non aveva più i gioielli che aveva indossato durante la festa e il portafogli che aveva in tasca era senza soldi. Cartucci andò dai suoi amici, unici sospettati, poiché presenti alla festa e li avvisò subito del fatto accaduto. Iniziò immediatamente a fargli alcune domande e chiese, ad ognuno di loro, cosa stessero facendo nel momento in cui Pierina era andata a buttare la spazzatura.
Elisa e Federico dissero che erano andati a bere un drink e a scambiare due chiacchiere sul balcone dell’appartamento. Alberto disse che era andato a sgranchirsi le gambe vicino al parco.
L’ispettore non ebbe dubbi. Sapeva già chi fosse il colpevole perché, quando chiamò Alberto, lui rispose con tono molto agitato e preoccupato, come se già sapesse cosa l’ispettore gli avrebbe chiesto. Cartucci gli controlló le tasche e trovò soldi e i gioielli di Pierina. Inoltre, perquisendo la sua valigetta, trovò anche la scarpa mancante che aveva utilizzato come arma per ucciderla.
Alberto, ormai incastrato, confessò la sua colpevolezza e raccontò che era stato lui ad ucciderla perché aveva perso il lavoro e voleva rubargli i gioielli e soldi per poi venderli e continuare la sua misera vita, in modo più tranquillo. Così fu arrestato. L’ispettore disse: “Il caso è chiuso”!

Alessandro E., Aurora, Giulio, Adam

Telefonata con omicidio

Un pomeriggio una poliziotta di nome Bianca sta pattugliando la zona principale della città, quando all’improvviso vede una giovane donna, morta in un vicolo. Subito Bianca chiama l’ispettore Ginn per risolvere il caso. I due esaminano il corpo della vittima e ritrovano, accanto ad esso, un tacco a spillo, dell’erba, un cellulare e il petto della vittima pieno di sangue.
L’investigatore prende il telefono della signora trovata morta e va a cercare gli ultimi tre contatti, registrati nelle chiamate. Telefona ad ognuna delle tre persone contattate e li invita a recarsi in caserma. I due poliziotti tornano in centrale e anche i tre sospettati si recano lì.
Il primo sospettato è un uomo ricco e avido chiamato Roberto De Piumini, amico della donna ritrovata morta. Inizia l’interrogatorio. L’investigatore gli chiede: “Cosa vi siete detti nell’ultima conversazione telefonica?”. Roberto risponde con voce sicura: “Parlavamo di affari! Non vi posso dire altro, perché il resto della discussione riguarda cose molto private”. L’ispettore prosegue con il secondo sospettato. È uno spazzino che lavora in un parco pubblico della città. Ginn gli rivolge la stessa domanda. Il sospettato risponde: “Io l’ho chiamata per salutarla, visto che non la vedevo da un po’ di tempo. Abbiamo fatto due chiacchiere amichevoli, niente di più. Poi ci siamo salutati e ci siamo ripromessi che ci saremmo rivisti presto”. L’ispettore, prima di interrogare Lara, la terza sospettata, si accorge della presenza di macchie
di sangue sulla sua maglietta. La interroga e le chiede: “Hai fatto qualcosa di spericolato ieri sera? Ti sei fatta male? Perché la tua maglietta è sporca di sangue?” Lara risponde: “No nulla di spericolato! Mi sono semplicemente tagliata con un coltello, e si sa che dal dito esce molto sangue ed ecco perché mi sono
macchiata la maglia. Ma della mia amica non so niente, non capisco il motivo per cui sia scomparsa”.
L’investigatore capisce subito che Lara ha mentito e con voce arrabbiata le dice: “Sei stata tu a ucciderla. Hai detto soltanto bugie. Io non ho mai detto che la tua amica fosse scomparsa. Ti sei tradita da sola!”. A quel punto, Lara, sentendosi incastrata, confessa: “Esatto! L’ho chiamata e le ho detto di incontrarci proprio in
quel vicolo. Una volta incontrata, l’ho spinta buttandola a terra, le ho sfilato una scarpa e l’ho colpita con la punta del tacco a spillo nel petto. È stato un colpo talmente forte che il tacco si è staccato dalla scarpa, che ho portato via per non far trovare l’oggetto usato per ucciderla. Era da tanto che sognavo di avere i suoi
gioielli, non mi aveva mai permesso di indossarli ed ero molto invidiosa della sua ricchezza. Lei non voleva condividerla con me, nonostante io fossi la sua migliore amica. Però non volevo farlo! Non so cosa mi sia successo, ma qualcosa è scattato nella mia testa e non ho resistito. Quindi l’ho uccisa”. “Mi dispiace Lara” dice l’investigatore. “Arrestatela! Un altro caso è stato risolto al meglio” – conclude
l’ispettore Ginn.

Dario, Luna, Mattia, Melissa

Cosa c'è intorno a noi · Storie di sport

Corri la 5:30 con la Morosini-Manara!

5.30 è una camminata-corsa di 5.30 km, nel centro della città, alle 5.30 del mattino, per promuovere il benessere delle persone attraverso il movimento e la sana alimentazione. 

Goditi Milano con noi!

Per ogni iscrizione alunno 1,00€ verrà devoluto alla scuola per l’acquisto di attrezzatura sportiva.

Parole

I miti della 1E!

In 1E, dopo aver studiato epica e aver visto i film di Percy Jackson, ci siamo divertiti a disegnare i nostri miti preferiti.

Crono, il re dei Titani

Nella mitologia greca, Crono è un Titano ed il più giovane tra i figli di Urano (il Cielo) e Gaia (la Terra). Egli spodestò Urano dal suo trono e divenne il primo re del mondo. Crono sposò sua sorella Rea e fu infine deposto da suo figlio Zeus.
La storia sulle origini di Crono è narrata  di Esiodo nel poema Teogonia. Per i Latini Crono fu identificato come Saturno. (fonte: worldhistory.com)

disegno di Andrea Zhao

Polifemo, il più famoso dei ciclopi

Polifemo è figlio di Poseidone e di una ninfa marina. Omero racconta che nel viaggio di ritorno da Troia, Ulisse giunse all’isola dei Ciclopi e con dodici compagni si spinge sino alla grotta di Polifemo. Il Ciclope, di ritorno con le sue greggi, li sorprende all’interno dell’antro. Ne divora alcuni e ne tiene prigionieri altri.

Per liberarsi di lui Ulisse, gli offre del vino eccezionalmente forte che si era portato dietro in un grande otre. Il Ciclope ne chiede ancora e domanda a Ulisse il suo nome; l’eroe astutamente gli risponde che il suo nome è Nessuno. Quando Polifemo cade in un sonno profondo, Ulisse e i compagni conficcano nell’occhio del Ciclope il tronco di un albero di ulivo dalla punta rovente e lo accecano. Il mostro invoca l’aiuto dei Ciclopi suoi fratelli; ma quando questi gli chiedono chi lo stia derubando o uccidendo, Polifemo risponde: “Nessuno”. A questa risposta essi vanno via.

All’alba seguente, per fare uscire il gregge, Polifemo toglie il macigno dall’ingresso della grotta, ma tasta sul dorso le pecore perché nessuno dei Greci possa sfuggirgli. Ulisse però ha legato i suoi compagni sotto il ventre delle pecore ed egli stesso sfugge al controllo, aggrappato al vello del montone più caro al Ciclope.

(fonte: Treccani)

Le sirene di Ulisse

La sirena è una creatura favolosa della mitologia classica, raffigurata con la parte superiore del corpo di donna, e quella inferiore di uccello, o, a partire dal Medioevo, di pesce. Il canto melodioso delle sirene ammaliava i naviganti e provocava naufragi.

disegno di Carlo Sanfelice
Attività in classe · Parole

Grande come un virus: la nostra visita al CNR

Il 25 marzo, le prof.sse Bardi e Ridolfo ci hanno accompagnati al CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) per assistere a una mostra particolare: “Grande come un virus“.

Per prima cosa le scienziate si sono presentate, dopodiché ci hanno portato in un corridoio dove c’erano dei cartelloni che mettevano a confronto le dimensioni di un bambino di 120 cm con oggetti ed edifici sempre più grandi, fino ad arrivare al pianeta terra.
Sull’altro lato del corridoio le dimensioni del bambino erano messe a confronto con edifici e oggetti sempre più piccoli, fino ad arrivare ai virus.

Perché? In questo modo abbiamo capito che rispetto a noi un virus è 10 milioni di volte più piccolo, come noi lo siamo noi a confronto del pianeta terra.

Dopo il corridoio abbiamo visto il modellino dell’ HIV ingrandito 10 milioni di volte.

Questo modellino è stato realizzato dai ragazzi dello IED di Milano con materiali biodegradabili, ad esempio la membrana esterna è stata fatta col micelio, un fungo. All’interno del modellino c’erano dei sensori molto sensibili all’elettricità, in questo modo al contatto con il corpo umano l’HIV faceva un suono, dato che i sensori erano collegati a delle casse.

Inoltre su un tavolo c’erano le parti dell’HIV separate, in questo modo, toccandole, si poteva ascoltare il suono di ogni singola parte, mentre nel virus si sentiva tutto insieme. Insomma, era come ascoltare il suono del virus!

Simmetrie: I ricercatori ci hanno messo di fronte dei modellini che riproducono in scala, dieci milioni di volte più grandi, alcuni virus. Il nostro compito era quello di trovare le simmetrie di proteine che creavano il corpo del virus, le simmetrie possibili erano da 2, 3 e 5 proteine.

Assemblaggi: Anche negli assemblaggi avevamo di fronte modellini di virus scomposti ingranditi 10 milioni di volte creati da una stampante 3D. Questa volta il nostro compito era quello di assemblare parti di virus utilizzando le simmetrie.

QR code: Ci trovavamo davanti a un tavolo e di fronte a noi c’erano dei modellini di virus posizionati su alcuni piedistalli, sempre ingranditi 10 milioni di volte. A fianco ai modellini c’erano dei QR code, noi potevamo scannerizzarli e all’interno di essi si potevano trovare, o un video in inglese che spiegava il virus, o un sito dove potevamo osservare la riproduzione digitale in 3D del virus stesso.

Questa esperienza è stata davvero interessante, ma i virus speriamo sempre di incontrarli …come modellini!

La classe 3C

Attività in classe

Run for Peace

La 2G e la 2E hanno svolto un lavoro sulla pace, realizzando rispettivamente un cartellone e delle impronte.

Il cartellone è stato realizzato con un rotolo di carta e dei pennarelli con cui è stato scritto “PACE” in molte lingue, per dare l’idea che la pace è come un traguardo per ogni paese. Le impronte rappresentano le persone che appunto devono raggiungere il traguardo.

Le due classi hanno fatto questo lavoro per ricordare che se noi siamo fortunati: abbiamo case sicure dove vivere, mangiare, giocare, per esempio al mare. Ci sono persone che invece devono scappare dalla loro terra a causa delle guerre, carestie, non hanno istruzione o semplicemente una vita felice e vanno al mare per fuggire dalla loro casa, non per giocare.

De Luca Guido e D’Agostino Sofia

Qui sotto video e foto dell’iniziativa:

IN BIBLIOTECA · Le nostre recensioni · Libri

Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: la maledizione del Titano

PERCY JACKSON E GLI DEI DELL’OLIMPO – La Maledizione del Titano

HO SCELTO QUESTO LIBRO PERCHÉ: Perché avevo già letto il primo e mi interessava continuare la collana anche se non sapevo che in biblioteca ci fosse anche il secondo.

QUESTO LIBRO IN TRE PAROLE: azione, imprevedibilità, determinazione 

TRAMA: Percy Jackson, Talia e Annabeth sono stati mandati a reclutare Bianca e Nico, due potentissimi mezzosangue (individui nati dall’unione di un dio e un umano) che sono orfani e frequentano una scuola militare dove si scopre che il vicepreside è un emissario di Crono, il più crudele dei titani. Pian piano delle creature sepolte da millenni si stanno svegliando e sono pronte a servire i Titani. Percy e i suoi amici dovranno affrontare un viaggio ai confini del cielo e sfidare una profezia che porterebbe alla distruzione dell’Olimpo.

COMMENTO: secondo me questo libro è scritto bene con la suspence giusta e i colpi di scena adatti alle varie situazioni e riesci a immergerti con grande facilità nel libro, almeno questo è l’effetto che ha fatto a me. Lo consiglio a tutti i ragazzi a cui piace l’avventura e il pericolo però suggerisco di leggere prima il primo libro perché altrimenti all’inizio è difficile capire la trama.

VOTO: 10

Tessa Scevola, 1F